Accusato di violenza sessuale aggravata in danno di minorenne: assolto
Era accusato di un reato gravissimo: violenza sessuale aggravata nei confronti di un minorenne. Ma il tribunale penale di Bari, recependo la tesi della difesa tecnica dell’avv. Elio Maria Addante, ha assolto l’imputato con la formula più ampia, perché il fatto non sussiste, revocando, altresì, la misura cautelare persona in corso.
Funzionario Asl torna in libertà
Torna in libertà Giovanni Bilanzuoli, 68 anni, direttore del servizio farmaceutico dell’ Ausl Bari 1, arrestato lo scorso 8 marzo nell’ operazione della Guardia di Finanza su una presunta maxi truffa per la cura “Di Bella”, a Bari. Ieri mattina il giudice del tribunale di Trani, Michele Nardi ha accolto la tesi dei legali di Bilanziuoli, Elio Addante e Aurelio Metta, è ha disposto la revoca della misura cautelare. Secondo l’ accusa Bilanzuoli avrebbe omesso il controllo sulle ricette mediche spesate dall’ Asul Bari-1 a favore della farmacia Fontana di Canosa di Puglia.
Fonte, la Repubblica.it – 19/03/2005
Cardioaspirina per un ictus il legale inchioda il primario
L’udienza preliminare si è svolta ieri mattina, davanti al giudice Marco Guida. Un’ udienza che le figlie di Vito Scannicchio temevano di aver perso in partenza, perché i periti della difesa e quelli del giudice, una pletora di sei esperti, tra medici legali e neurologi, avevano certificato che non c’ era nesso di «causa ed effetto» tra la cura sbagliata e la morte. I due pool di periti hanno certificato che l’ uomo sarebbe morto comunque. Ma non hanno considerato un particolare, che invece l’ avvocato di parte civile, Elio Addante, a sorpresa ha presentato in aula, capovolgendo le sorti dell’ udienza e arrivando al rinvio a giudizio. Quel particolare è una pillolina: una cardioaspirina, prescritta in ospedale, che invece di aiutare il paziente, lo avrebbe ucciso. L’ avvocato della famiglia ripercorre in aula gli ultimi tre giorni di vita di Scannicchio. «L’ 11 dicembre 2001 Vito arriva al Di Venere alle 13,50. Il medico del pronto soccorso – racconta al giudice Addante – lo visita e lo invia a Neurologia con una diagnosi di “ictus”, ma l’ uomo viene sottoposto a una visita molto marginale. Tra le 18 e le 20 si sente male e vomita. Gli viene somministrata una fiala di Plasil. Vito Scannicchio sta sempre peggio. Il medico finisce il turno e va via. La figlia chiede aiuto al medico di guardia (sono le 21,45), che richiede il prelievo del sangue, l’ ecocardiogramma e la tac, esami che ancora non erano stati fatti. Dalla sala Tac Scannicchio esce in coma. Viene operato di urgenza. Il 13 dicembre il suo cuore si ferma». La famiglia ora chiede giustizia. Il pm, Isabella Ginefra, chiede il rinvio a giudizio. L’ avvocato Addante chiede al giudice perché il dottore (uno specialista) con la diagnosi di ictus del pronto soccorso non abbia richiesto gli esami di rito: la Tac, l’ esame del sangue (il paziente era diabetico), la radiografia al torace, il monitoraggio cardiaco. Il medico avrebbe prescritto a scatola chiusa una cura a base di diversi medicinali, tra cui appunto la cardioaspirina. Qui il colpo di scena. L’ avvocato presenta un parere scientifico di Silvio Garattini, direttore dell’ Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, secondo cui «il trattamento con antiaggreganti (cioè con la cardioaspirina) non rientra tra i trattamenti per l’ ictus emorragico. è invece indicato nel trattamento acuto dell’ ictus ischemico. Anzi esistono controindicazioni», perché favorisce un’ ulteriore espansione dell’ ematoma. Il neurochirurgo avrebbe confuso i due ictus. Silenzio in aula. «La terapia – conclude l’ avvocato – prescritta non solo risulta inappropriata, ma ha portato alla morte il paziente». L’ avvocato Addante, fino a questo momento aggressivo, abbassa il tono. Lui che spesso difende i medici, proprio in casi di malasanità, lui che per mesi ha studiato il caso come un detective su libri di medicina, si ferma e chiude l’ arringa con il testamento morale di Carlo Urbani, un medico, che crede nella medicina, ma anche che «tutti hanno diritto ad un aiuto», anche chi non c’ è più. Il giudice accetta la richiesta dell’ accusa: «Rinvio a giudizio».
Caso photored, assolti Pompeo Camero, difeso dall’avv. Elio Maria Addante e Michele Dell’Olio Cadono tutte le accuse: «Il fatto non sussiste»
La vicenda giudiziaria relativa all’assegnazione dell’appalto per l’installazione dei photored sul territorio di Bisceglie si è conclusa con l’assoluzione piena dei dirigenti comunali Pompeo Camero (ora pensionato) e Michele Dell’Olio (comandante della Polizia Locale), oltre che dell’amministratore dell’azienda Italtraff Roberto Scarcella. Il dispositivo di sentenza è stato letto mercoledì 10 luglio dai giudici del Tribunale di Trani, che hanno preso atto della richiesta di assoluzione presentata dal pubblico ministero. L’inchiesta, avviata nel 2017, si concluse con l’avviso di conclusione delle indagini nel mese di novembre. L’ipotesi formulata in un primo momento dall’accusa, relativa alla presentazione di garanzie bancarie non in linea con quanto disposto dal bando di gara, è stata evidentemente ritenuta poco concreta. Il caso fu oggetto di un servizio di Pinuccio, al secolo Alessio Giannone, inviato per la Puglia della popolare trasmissione televisiva “Striscia la notizia”, che intervistò anche l’allora primo cittadino Francesco Spina, rimasto sempre estraneo alla vicenda giudiziaria. Uno dei documenti allegati dall’impresa di Manduria, attestante le referenze bancarie, fu disconosciuto dall’istituto Unicredit ma Italtraff provvide, a stretto giro, con un’altra garanzia. La decisione dei giudici di Trani certifica il comportamento corretto di Camero e Dell’Olio nella gestione della gara d’appalto.
Fonte Bisceglieviva.it – 11 luglio 2019